Ultimamente ci capita sempre più spesso di ricevere richieste strane ed un pò assurde. Tra le tante la sovrapposizione di strati d’usura differenti, tipicamente abbinare uno spolvero da 2-3 mm ad un multistrato di resina da 3-4 mm. per “aumentare lo spessore”. Ma ha senso? Quasi sempre no.
“Così aumentiamo lo spessore dello strato d’usura”
Se facessimo finta di non sapere nulla di pavimenti, sistemi d’usura, calcestruzzo e resine, la frase è sensata. Considerando che uno strato d’usura a spolvero non è in grado di raggiungere uno spessore superiore ai 3 mm, aggiungendovi sopra un multistrato o un trattamento in resina dotato di cariche da 3-4 mm si aumenta lo spessore dello strato d’usura ad almeno 7 mm, quasi lo spessore di una “pastina”, di un Poliuretano-cemento o di un massetto di resina. La matematica non si discute: 3+4 fa 7. Perfetto. Adesso però ragioniamo come degli esperti e capiamo se questo sia “tecnicamente” vero. La risposta breve è No, quella più ragionata è un “dipende” che analizziamo qui sotto.
Lo spolvero ed il Bleeding
Perchè si realizza lo spolvero sul calcestruzzo?
Per dotarlo di uno strato d’usura finito; non è adatto a ricevere altri trattamenti “sopra” se non l’indurimento mediante silicati. Infatti migliora solo la durezza superficiale ma indebolisce le altre resistenze della piastra. Se si prevedono ulteriori ” strati d’usura” è molto meglio non prevederlo. Infatti lo spolvero è uno strato di “finitura” non un supporto adatto ad altre lavorazioni. Vediamo perchè.
lo spolvero è un mix di aggregati duri (tipicamente quarzo) e cemento in polvere che reagisce con l’acqua di Bleeding del CLS per “attaccarsi”. Quest’ultima è conosciuta anche come “acqua di risalita” è dovuta alla gravità ed è un punto debole del pavimento, per cui andrebbe quanto più evitata attraverso l’uso di additivi per mantenere un rapporto A/C ottimale.
Perchè si forma l’acqua di bleeding?
Principalmente per via della forza di gravità che spinge verso il basso le componenti più pesanti della matrice cementizia, portando l’acqua e gli elementi più leggeri verso la superficie. Questo fenomeno ben conosciuto comporta due effetti. Il primo è che i componenti più duri scendono mentre i più leggeri si accumulano proprio in superficie. Questi ultimi possono essere di due tipi: componenti estranei alla matrice come scorie, sporcizia, elementi estranei, o soluti facente parte della matrice come i carbonati, e sali. Tutte sostanze ” morbide”. Il secondo è che il rapporto A/c peggiora man mano che si raggiunge la superficie perchè la componente di acqua della miscela si distribuisce secondo gravità. Infatti il rapporto A/C inserito in prequalifica inizia a modificarsi durante il getto seguendo una distribuzione a “caduta” non appena finisce di essere miscelato.
L’Acqua di Bleeding è quindi un “problema” che andrebbe evitato il più possibile. Se questa è eccessiva, la qualità del massetto viene compromessa.
Si può evitare l’acqua di bleeding?
Certamente; è possibile limitare enormemente il fenomeno del bleeding prevedendo un CLS con un bassismo rapporto A/C. In questo articolo in Inglese alcuni accorgimenti per evitare il fenomeno
Però c’è un’importante limite che è dovuto proprio allo spolvero. Se si limitasse troppo il fenomeno, non sarebbe possibile far aderire adeguatamente lo strato d’usura alla piastra. Come abbiamo visto lo spolvero anidro richiede il bleeding per potersi “attaccare” alla superficie. E se questa non dovesse essere sufficiente, sarà necessario – che lo vogliate o no – che gli operatori aggiungano acqua in superficie. Infatti se l’acqua di risalita non fosse sufficiente gli operatori hanno solo due possibilità: diminuire la quantità dello strato d’usura gettato ( abbassandone la qualità e lo spessore ma con un buon risparmio) o aggiungere acqua diminuendo le resistenze del CLS. In questo bilanciamento si deve tenere conto di tutta una serie di fattori ambientali, come umidità, temperatura, ecc ecc. Se si sbaglia questo rapporto lo spolvero sarà solamente una boiacca che sarà facilmente strappato via.
Ma in generale, la resistenza all’usura è una caratteristica così fondamentale per un pavimento, perche i benefici che ne derivano fanno passare in secondo piano la problematica appena esposta. Altra partSe così non fosse, si eviterebbe lo spolvero, prediligendo l’uso di CLS molto duri con l’ausilio di silicati ( Negli USA si fa così) o si applicherebbero solo strati d’usura a spessore. Tuttavia in questo caso, lo spolvero non è lo strato d’usura “finale”.
Ecco che allora bisogna chiedersi: Ma se prevedo poi un trattamento in resina, perchè non dovrei volere ed ottenere un CLS più prestazione e performante? Perchè non posare la resina direttamente sul calcestruzzo senza rischiare di farla attaccare su un’altro strato che in teoria potrebbe “staccarsi”? Perchè non chiedere un Cls più asciutto che sarà possibile resinare in tempi più stretti?
La preparazione meccanica della Resina.
Come si applica la resina su un pavimento?
Come prima cosa si prepara meccanicamente la superficie. Il che significa che si deve eliminare parte dello strato superficiale. Quanto si debba “scendere” è correlato al tipo di resina e primer scelto ed al sistema applicativo. Generalmente, più è alto lo spessore dello strato in resina, più è necessaria una preparazione più accurata della superficie. Sui pavimenti parecchio usurati quest’intervento serve appunto per eliminare lo strato di finitura, e permettere alle resine di aderire sulla piastra sottostante.
E sullo spolvero come si applica?
Allo stesso modo.In pratica, dopo aver indurito e levigato la superficie, andiamo a togliere ( più o meno profondamente) questo strato per applicarne un’altro. Certo non sempre è necessario eliminare completamente lo spolvero. Ma già se si scende di 1 mm, poiché lo spolvero non ha uno spessore omogeneo, si rischia di togliere tra il 50% e l’80% del materiale indurente. Si, avete letto bene. Dopo aver messo lo spolvero, bisogna togliere una parte ( o tutto) per la preparazione del fondo della resina.
In teoria poi lo spolvero dovrebbe rendere molto più difficile la preparazione meccanica. Lo scopo dello strato d’usura è infatti quello di impedire l’usura meccanica, che, a ben pensarci, è lo stesso tipo di lavoro di una mola o una pallinatrice. Più lo spolvero è buono, più la preparazione meccanica e l’applicazione della resina sarà difficile e costosa.
Però chi ha già osservato lavori del genere si sarà accorto che questo non avviene mai. Ed il motivo è che sarà certamente privilegiato uno spolvero di bassa qualità o in quantità irrisoria, senza un consolidamento a base di silicati. Se però così non si facesse, si rischierebbe di pregiudicare la preparazione e l’attacco della resina. In pratica è come voler rinforzare una muratura che già si sa che dovrà essere abbattuta.
La tecnica
Proviamo però ad uscire da un discorso di tipo pratico. Immaginiamo che il nostro strato d’usura si sia formato “magicamente” sopra la piastra: che quindi lo spolvero non abbia minimamente inficiato le prestazioni superficiali e che la resina non abbia richiesto alcuna preparazione meccanica, così da non inficiare lo spolvero. Abbiamo così uno strato d’usura combinato spesso 7 mm, di cui i 3 mm di resina sono lo strato d’usura “vero”, mentre i 2-3 mm di spolvero sono un supporto del primo. Possiamo dire che sia meglio di uno strato uniforme dello stesso spessore? No. Abbiamo infatti due “strati” che si combinano tra di loro ma che non interagiscono in alcun modo. Semplicemente, quando il primo si sarà esaurito, il secondo comincerà ad consumarsi. Quale dei due dovrebbe avere caratteristiche meccaniche migliori? Quello superficiale? E perchè non lo strato sottostante che protegge la piastra? Magari l’idea è di avere una vernice in resina da sostituire dopo alcuni anni mentre lo strato inferiore funge da protezione nel tempo?
Immaginiamoci ad esempio di prevedere diffenti prestazioni dei due strati d’usura. Prendiamo le classificazioni BCA a titolo di esempio. Se prevediamo un Ar migliore in superficie, che senso ha lo strato d’usura inferiore? Se invece prevediamo una prestazione migliore nello strato sottostante, cosa che a livello tecnico potrebbe avere più senso, allora prevediamo una maggiore manutenzione dello strato resinilico. Ha senso rispetto a prevedere uno strato unico? No.
A meno che non sia necessario combinare resistenze differenti. Allora si, può avere un senso. Per esempio una verniciatura di resina per aumentare la resistenza agli Acidi su uno spolvero molto resistente all’usura. Si prevederà di sostituire, con un piano di manutenzione adeguato, lo strato di resina così da mantenere le resistenze in modo ottimale.
Però la percezione è che non ci sia questa riflessione, ma la necessità, da parte del mercato di individuare, al di la di ogni ragionevole dubbio, soluzioni sulla carta più tecnologiche, anche se poco sensate, per migliorare la qualità dei pavimenti.
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