Dal punto di vista strutturale, un pavimento industriale è tenuto a sopportare numerose tipologie di sollecitazioni, attraverso una ridistribuzione delle forze in gioco coattiva con il sottofondo, senza subire alcuna deformazione anelastica e permanente. Deve quindi essere definibile come struttura rigida in relazione soprattutto alla tipologia dei sistemi di movimentazione.
Una soluzione è considerare la piastra in calcestruzzo come un sistema di masse continuo, soggetto ad una serie di forze che si esprimono come momenti flettenti in genere positivi sulla supercie della soletta e negativi in prossimità dei giunti strutturali definibili come soluzioni di continuità.
In altre parole la piastra singola agisce omogeneizzandosi con il terreno di riempimento. Va da sé che non si può progettare la piastra separatamente dal sottofondo. Per questo le forze in gioco, che da questo momento chiameremo carichi, devono essere analizzate in modalità sistemica.
La piastra dev’essere in grado di sostenere adeguatamente tutte le tipologie di carichi.
I carichi statici sono fondamentalmente piuttosto semplici da gestire e calcolare. Difficilmente questi, per via del peso ben distribuito creano particolari problematiche al progettista.
I carichi puntuali al contrario andrebbero analizzati con maggiore attenzione. Il numero di merci impagabili su una struttura a scaffali, oltre che al peso della struttura stessa, gravano su dei singoli piedini di appoggio creando tensioni importanti. Non solo la piastra va progettata accuratamente, senza trascurare il sottofondo, ma andrebbe considerato anche il loro posizionamento. Abbiamo detto visto come le tensioni flettenti tendono ad essere positive al centro della piastra e negative alla periferia. Dove cadono i piedini di supporto? Nel centro o nei bordi? Vicino a giunti di costruzione o lontani da essi? Va sempre ricordato che la pavimentazione sarà sempre soggetta a quella medesima forza, sullo stesso punto per tutta la vita della struttura.
I carichi in movimento, per quanto non sviluppino in genere pressioni pari ai carichi puntuali delle scaffalature, portano con sé un’ulteriore complicanza: l’attrito. Questo è il principale fattore che comporta la durata del pavimento. E qui, ovviamente l’importanza della piastra strutturale cede il passo all’importanza di prevedere un’adeguato strato d’usura.
I carichi statici/o puntuali dati da macchinari in movimento sono un’ulteriore caso importante, perchè trasmettono vibrazioni anche consistenti al pavimento, ed attraverso di esso al sottofondo, che se non ben costipato potrebbe cedere.
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